Design Thinking. Cos’è e come migliora i processi.

Ora, spieghiamo in poche parole il design thinking: possiamo dire essere un approccio creativo, strutturato, human-centric che punta a risolvere i problemi in modo veloce e innovativo.

Il design thinking è versatile, si può applicare ad ogni progetto, alla creazione di prodotti o servizi e perfino ai propri progetti di vita e si basa su un assunto molto semplice, e anche ottimista, ovvero che in ogni problema si nasconda un’opportunità.

Noi lo applichiamo anche alla creazione di software perché ci permette di avere una dimensione complessiva di quello che dobbiamo realizzare in funzione delle attività che il programma deve svolgere.

Le cinque fasi creative del design thinking.

Uno dei modelli più famosi ed apprezzati per applicare la filosofia del design thinking è quello messo a punto dalla Stanford University e che prevede cinque fasi: empathize, define, ideate, prototype, test.

In realtà, è bene sapere che quando si parla di design thinking si ha a che fare con una struttura molto flessibile, con processi che non sono lineari, ma bensì a ciclo continuo.

Si parte dalla prima fase, quella basata sull’empatia, in cui si cerca di individuare e comprendere i bisogni, i desideri e i problemi degli utenti adottando un approccio che permetta di mettersi nei loro panni. Lo scopo è quello di riuscire a capire quali sono le opportunità su cui innovare. Nel nostro caso, è il momento in cui si lavora sul “perché”:

  • Perché serve il software
  • Quale il suo ruolo in azienda
  • Quali persone lo utilizzeranno.

Spesso, la differenza fra l’efficacia di software e un altro è proprio nella domanda: chi lo utilizzerà.

Un programma è uno strumento e, per quanto complesso e innovativo, esso può diventare speciale solo se utilizzato da persone speciali. Per noi che li realizziamo ex novo, il modo migliore e “empatizzare” con le persone che lo utilizzeranno. A loro la semplicità d’utilizzo a noi la complessità dei codici di programmazione.

Lo step successivo è quello di definire qual è la soluzione al problema, sulla base dei dati raccolti in precedenza. Successivamente, si procede con le idee creative, per progettare soluzioni fuori dagli schemi, grazie anche all’apporto di persone appartenenti a team esterni e disomogenei per favorire la contaminazione di idee.

La realizzazione dei prototipi vuol dire poter trasformare le idee in prodotti tangibili, in modo economico, flessibile, semplice e veloce, per riprodurre un servizio o un prodotto da testare insieme all’utente, senza rischiare grandi investimenti o perdite di tempo. Questa fase, insieme a quella finale di test, rappresenta un po’ quello che può essere considerato il valore aggiunto del design thinking, ovvero la riduzione del rischio grazie al coinvolgimento dell’utente finale.

I principi del design thinking

Il design thinking permette di individuare una soluzione innovativa ad un problema sulla base di 3 criteri fondamentali.

  • Desiderabilità: individuare una soluzione realmente incentrata sulle esigenze del cliente;
  • Fattibilità: mettere a punto una soluzione che sia concreta, pratica e semplice da realizzare in termini di costo e tempo;
  • Redditività: individuare la soluzione adatta in termini di sostenibilità e profittabilità.

Per chi è il design thinking

Il design thinking è per tutti, persone e aziende che vogliono migliorare le loro performance.
Ad esempio, per le imprese che vogliono fare dell’innovazione un pilastro importante della loro strategia ed ottenere risultati tangibili. Anche per noi.

Il design thinking è un concetto flessibile che si adatta a ogni tipologia di organizzazione, indipendentemente dalla grandezza e dal settore di appartenenza, come startup, grandi multinazionali, piccole e medie imprese e enti no-profit, e che può coinvolgere diversi stakeholder.

I benefici del del design thinking

Adottare il design thinking vuol dire poter godere di importanti benefici che riguardano sia i clienti che coloro che fanno parte dell’azienda.

  • Benefici per i clienti.
    In questo caso, il processo di design thinking permette di arrivare a soluzioni che sono ritenute tra le più appropriate e desiderabili dal target. Molto spesso si tratta di innovazioni definite disrupting, ma sempre fattibili e significative per il target di riferimento.
  • Benefici per l’impresa
    Le innovazioni apportate dal design thinking sono sempre sostenibili economicamente e permettono l’empowerment dei team e delle persone: si sviluppa un atteggiamento mentale proattivo, propensione all’azione e al cambiamento.
Migliora, quindi, la capacità di prendere decisioni, anche quelle che seguono un percorso diverso da quello tracciato. Grazie alla possibilità di analisi e di individuazione delle disfunzionalità interne, è possibile migliorare l’organizzazione e i processi anche nel rapporto tra fornitori e clienti.

Molti miglioramenti apportati dai processi di design thinking fanno leva sul coinvolgimento dei partecipanti, indipendentemente dal loro ruolo di lavoratori, clienti e stakeholder. La possibilità di passare dall’idea all’azione in modo semplice e rapido permette di vedere concluso il progetto in tempo brevi e regala grande soddisfazione.
Tuttavia, il vero vantaggio per l’azienda, intenso anche per i clienti e gli stakeholder, è quello che si ottiene quando si riescono a coordinare e integrare le metodologie di design thinking, Lean e Agile.

Insieme, infatti, questi approcci permettono di definire e creare un ventaglio di idee tra le quali i clienti possono scegliere, trasformare l’idea in un modello concreto da replicare e migliorare le soluzioni individuate per attuare un cambiamento.